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- Lacan e Lévi-Strauss
o il "ritorno a Freud" (1951-1957)
Con Lacan e le scienze sociali (Alpes, Roma 2019), la nostra archeologia critica del pensiero di Jacques Lacan ha isolato un momento iniziale, che va dal 1938 al 1950, legato al primato della sociologia di Durkheim, dove si è preso atto di una certa distanza da Freud, almeno su alcuni punti. A questo punto, avendo reso ragione di questo scarto è possibile dimostrare come il “ritorno a Freud” di Lacan testimoni innanzitutto della rettificazione soggettiva all’interno del transfert stesso di Lacan a Freud, così come del suo incontro con l’antropologia di Lévi-Strauss. Si tratta di un incontro che chiude il “momento durkheimiano”, aprendo al “ritorno a Freud”. La tesi che si sostiene in Lacan e Lévi-Strauss, proposto per la prima volta al lettore italiano, è semplice: il “ritorno a Freud” di Lacan ha luogo attraverso l’incontro con l’antropologia strutturale. Quest’incontro, stando alla doxa della maggioranza degli interpreti, è rimosso: per lo più, ci si trova in presenza di interpretazioni che introducono nell’opera di Lacan lo spettro di quelle che Louis Althusser definisce “filiazioni immaginarie”, idealizzando riferimenti, ostinatamente ripresi, a eminenti filosofi di correnti idealistiche ed esistenziali. Ricostruendo con rigore l’itinerario del suo “ritorno a Freud”, Lacan e Lévi-Strauss rende ragione di quanto Lacan debba all’antropologia strutturale, tanto nel progresso della teoria (dall’immaginario al simbolico, l’invenzione del nome del padre), quanto nell’elaborazione della clinica, che si tratti della rivisitazione dei casi clinici di Freud, o di quello del bambino privo di immagine di sé (il “bambino-lupo”). Essenziale, perché mostra l’indistruttibile presenza del totem nel punto di intersezione tra natura e cultura, o, se vogliamo, quella della penombra dell’efficacia simbolica, al limite del mondo visibile.
A debita distanza dalle vicende politiche e mondane di quel momento, il lettore potrà avvicinare Lacan nella misura in cui – ferito da quelle prove cui la comunità degli psicoanalisti lo sottopose (scissione e scomunica) e in cui riconobbe il suo destino – egli stesso esige il ritorno del desiderio del “padre morto” della psicoanalisi, producendo, attraverso la sua stessa voce, una vera e propria metamorfosi nel campo psicoanalitico. Detto in altri termini: ad un livello che è quello dell’origine, lo spirito del padre morto della psicoanalisi fa ritorno, attraverso il sentiero tracciato da Levi-Strauss…