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- Se Freud si fosse fermato a Rimini
E se Freud si fosse fermato a Rimini? Si tratta di un ipotesi immaginaria, ma non irrealistica. È il tema centrale di di questo libro dello psicoanalista Ugo Amati, già edito in Francia lo scorso anno, con il titolo “Freud à Rimini”. Sigmund Freud, nell’ormai lontano 1997, dopo aver trascorso le vacanze in Italia, aveva effettivamente previsto di fermarsi a Rimini, o meglio, di imbarcarsi ad Ancona, per fare ritorno in Austria, via mare, passando per la Dalmazia. Cosa testimoniata dalla lettera scritta alla moglie Martha riportata in IV di copertina. Ma ciò non fu possibile, come testimoniato da una successiva lettera sempre alla moglie, in cui Freud si diceva costretto a rinunciare alla soluzione prescelta. Cosa sarebbe potuto capitargli qualora avesse mantenuto il programma originario?
Ugo Amati immagina tre situazioni, tracciando un ritratto del “turista” Freud, divertente, inedito e al tempo stesso ancorato a quanto in quel fatidico anno, egli andava maturando sia sul piano personale (complesso di Edipo, l’amicizia con W. Fliess), che sul piano culturale e teorico. Non a caso il 1897 è considerato da tutti i biografi di Freud l’anno di nascita della psicoanalisi. Ma il 1897 è anche l’anno in cui usciva a Torino “I Rossi e gli Azzurri” di Edmondo De Amicis, un libro che parla del gioco del bracciale, sport sconosciuto a Freud, ma non a Goethe il quale ne fa menzione nel suo “Viaggio in Italia”, una ragione in più per indurre il già celebre turista viennese a recarsi nello Sferisterio della città adriatica. Cosa avrà mai detto Sigismondo Malatesta al suo omonimo viennese?