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- Manicomio addio!
C’era una volta una combriccola di sub napoletani che rintracciò la triremi dei loro avi marinari adagiata su un fondale al largo nel golfo. Nelle sue anfore sigillate, un vino conteneva ancora un fuoco innovativo dal retrogusto amaro. Il precoce naufragio ne impedì la circolazione. Quel nettare depurato avrebbe potuto infondere nuovo coraggio ai prossimi argonauti della psichiatria? Il rischio era di ubriacare la ciurma con l’incomprensibile canto delle sirene. La sfida era la voglia di ricominciare a navigare verso l’ignoto.
Questo libro riunisce il lavoro di due gruppi separati dal tempo e da una significativa catastrofe trasformativa. Il testo che ne viene fuori risulta essere l’autobiografia complessa di un’entità che potremmo dire “postumana”: simultaneamente cioè di un individuo, di un gruppo, di una ideologia, di un’epoca, scritta in un clima di nostalgia affettiva da un gruppo di discendenti.
Il gruppo dei contadini e marinari è infatti l'antenato di quello degli enologi e sub. L'invariante genetica che continua ad accomunarli, a cavallo della trasformazione, è la curiosità passionale di studiare psicoanaliticamente le istituzioni utilizzando i loro insiemi gruppali, nella speranza di risvegliarle dal loro coma farmacologico o comportamentale. Una specie di second tought bioniano, in cui su vecchi testi rivoluzionari viene stratificata una rilettura attualizzante.