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- Corpo, società, identità sessuale
Il corpo pensato come soggettività, titolare di funzioni cognitive e pertanto in grado di contribuire ai significati del vivere, è il principale protagonista del libro. Il corpo così inteso è la chiave per uscire dallo stallo teoretico in cui sembra essersi cacciato il dibattito sull’identità sessuale.
Sto parlando dell’opposizione fra quanti sostengono la prioritaria importanza del fattore biologico - sia esso anatomico, genetico, ormonale, cerebrale – e quanti invece fanno appello alle matrici culturali e sociali. Siamo al cospetto della tradizionale e irriducibile antitesi fra natura e cultura, uno dei pregiudizi più ostinati della nostra cultura. Entrambe le posizioni hanno il loro peccato originale in un’errata rappresentazione del corpo che non consente di cogliere la dimensione emozionale/affettiva – dunque corporea, bottom/up – del processo di definizione dell’identità sessuale. I corpi non sono inerti o passivi, ma hanno un ruolo attivo. Occorre considerare i corpi nella concretezza del loro sviluppo storico evolutivo, nella propria individualità, occorre considerarli come soggettività incarnate, in grado di combinare personale e sociale, interno ed esterno, inconscio e conscio, soggettività e modelli culturali.
L’identità sessuale è il frutto di un processo attivo di corporazione, cioè della capacità dei corpi/individui di declinare individualmente le matrici culturali e sociali. Il processo di definizione dell’identità sessuale è un processo complesso, stocastico, in cui necessità (il vincolo corporeo, il corpo considerato non nell’astrattezza della sua presunta naturalità, ma nella sua concretezza storico-evolutiva) e libertà (il “voler essere”) sono indissolubilmente intrecciati e danno origine alla realtà molteplice e variegata delle identità sessuali.