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- Tra paure e desideri
L’approccio ricostruttivo e interpersonale nella psicoterapia individuale sistemica e relazionale
Se i comportamenti disfunzionali sono guidati dal desiderio che delle persone interiorizzate offriranno in cambio amore, approvazione, perdono e ammirazione, se ogni psicopatologia è un dono d’amore, la terapia deve essere finalizzata ad aiutare i pazienti ad affrontare le paure e i desideri che sono dietro al disturbo. Il paziente deve “imparare” che ciò di cui ha paura non è più una minaccia e che ciò che vuole non è più desiderato. Deve scegliere di lasciar perdere i vecchi desideri e sfidare le paure primitive, le paure di tradire e perdere l’altro interiorizzato.
Se il disturbo è un adattamento allora bisogna affrontare i desideri e le paure ad esso associati per introdurre cambiamenti. L’obiettivo è venire a patti con le Persone Importanti e le Rappresentazioni Interiorizzate collegate al modo di fare problematico attraverso i processi di copia: solo lasciando perdere questi antichi desideri si può aprire una breccia verso il cambiamento.
Lavorare con la famiglia che il paziente si porta in testa, guardando il mondo dalla prospettiva del paziente, è alla base dell’approccio ricostruttivo e interpersonale nella psicoterapia individuale sistemica e relazionale. Il protocollo che utilizzo vede il terapista affiancare il paziente in un faccia a faccia con i suoi desideri e con le sue paure, per aiutarlo a “decidere” di lasciar perdere i vecchi desideri e di sfidare le paure primitive e a riconoscere i desideri e le paure sottostanti come parti di sé che organizzano la propria personalità. Attraverso tecniche indirette e prescrizioni puntuali lo aiuta a districarsi tra queste, a bloccare la parte rossa e far crescere quella verde, a sperimentare nuovi equilibri che gli permettano di lasciar andare il Sé Anelante e far crescere il Sé di Diritto, di apportare quei cambiamenti necessari e non più procrastinabili, a costruire un progetto di vita su nuove premesse.
L’intervento si struttura in due fasi. La prima è finalizzata a permettere al terapista di arrivare ad una buona formulazione del caso, ovvero di poter disporre di una teoria che connetta la messa in atto dei modi di fare problematici del paziente al desiderio di prossimità psichica con le sue figure di attaccamento. La seconda è una vera e propria guida al cambiamento offerta al terapeuta per aiutare i suoi pazienti. Ispirandomi a Philippe Caillè ho introdotto un metodo d’intervento fondato sulla ricerca di analogie e interpretazioni, servendomi di tecniche in grado di incidere sui processi di simbolizzazione, utilizzando metafore e materiale analogico.