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Relazioni umane e metafore matematiche
per un modello unitario di psicoterapia
Questo libro nasce dall’esigenza di coniugare, attraverso un modello epistemologico esplicativo, i diversi orientamenti presenti nell’ambito del dibattito attuale sulla psicoterapia, dibattito all’interno del quale le divergenze si sono manifestate circa la unitarietà o meno della psicoterapia stessa.
Da una parte c’è la posizione di coloro che considerano la psicoterapia come unitaria e rivolta al benessere dell’individuo, della coppia o della famiglia; che ne valutano gli aspetti di utilità, efficacia, conformità e coerenza considerando poco significative le differenze tra modelli e scuole di pensiero. Tale posizione è resa esplicita dalle parole di Luigi Cancrini, che così si esprimeva durante un recente convegno: “…in definitiva, la psicoterapia è una e una sola!”.
Dall’altra ci sono i settarismi di scuola, quei recinti chiusi appartenenti a paradigmi che si pensano diversi e che propongono modi apparentemente differenti di operare la psicoterapia. Di tale orientamento, che tende a sottolineare le diversità fra modelli promuovendo psicoterapie molteplici e differenziate, fanno sintesi le parole di un giovane psicologo neoabilitato che, riportando il pensiero di moltissimi altri suoi colleghi, mi disse: “Mi pare che ci siano tantissime psicoterapie, tanti modi diversi di fare psicoterapia: con l’individuo, con le coppie, con le famiglie, quelle utilizzabili con i bambini… Non so quale sia quello giusto e non vorrei sbagliare la scuola di specializzazione alla quale iscrivermi!”.
Tali posizioni, così diametralmente opposte e in contrasto tra loro, mi hanno convinta che, in un qualche modo, fosse necessario provare a fare maggiore chiarezza, a creare un’accettabile sintesi, una possibile coniugazione di entrambi gli orientamenti, a fornire un modello plausibile per la soluzione dell’enigma.
Consideravo dannosi gli steccati ideologici, le sclerotizzazioni del pensiero e le reciproche (in)differenze tra modelli. Intendevo provare a contrastare quella inutile deriva separatista al fine di rispettare la complessità degli eventi che riguardano la psicoterapia. Non per livellare, dunque, e rendere uguale ciò che è diverso, ma al fine di poter ragionare sulla psicoterapia come fenomeno complesso, capace di rivolgersi all’individuo, alla coppia e alla famiglia con una modalità unica ed indivisibile, modalità che rappresenta la sua forza e la sua intrinseca capacità di essere utile alle persone che a noi terapeuti si rivolgono in cerca di aiuto.
Il modello epistemologico che proponevo doveva fornire delle coordinate, coerenti con esso, che, in ambito clinico, consentissero di organizzare i dati e permettessero una maggiore comprensione delle esperienze vissute all’interno della situazione terapeutica.