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Potremmo pensare a questo libro come un omaggio a ciò che Tabbia chiama “I quattro cavalieri della scoperta della vita mentale”: Freud, M. Klein, Bion e D. Meltzer. E non solo un omaggio alla saggezza ma anche agli attributi analitici personali di questi pionieri che sapevano che la mente dell’analista è il centro organizzativo e di comprensione di ogni processo analitico. Così, l’autore realizza un esame approfondito dell’identificazione proiettiva sia nelle relazioni precoci, nella latenza, nell’adolescenza o nell’età adulta che richiedono un dono personale da parte dell’analista per la comprensione delle alterazioni del linguaggio e del pensiero, gli stati mentali che sorgono come risultato dei cambiamenti di identità e nella percezione degli oggetti. Abbiamo in questo testo diversi esempi su come funziona la capacità di trovare significati e il lettore è impegnato in un’attività che oscilla tra l’essere un apprendista di “nuovi” concetti o un critico delle complessità che emergono nel compito di osservazione e descrizione o interpretazione. Quando azzardiamo un’interpretazione delle fantasie inconsce del paziente si crea spesso una sensazione di insicurezza sia nell’analista che nel paziente, poiché non è possibile prevedere se stiamo creando un ambiente interno potenzialmente catastrofico o se stiamo creando un’opportunità di integrazione di parti scisse della personalità. Penso che questa situazione di insicurezza sia generalmente responsabile delle resistenze che appaiono come difesa nella situazione transferale.
L’altra area in cui questo libro dà un contributo seminale è nella discussione sul corpo e la sua relazione con la mente e viceversa. L’autore, riprendendo i contributi intriganti e creativi di Bion, stimola la curiosità sull’intervento corporeo negli stati mentali e la mente nei casi di disturbi fisici. L’esempio tragico più immediato è stata la descrizione degli studi sull’attuale pandemia e i danni creati dal virus Covid 19. La sua presenza virulenta, che crea scompensi di pensiero e attacca il futuro, indica una malignità invisibile che genera una ricerca urgente di sollievo sia nell’area della fisiopatologia che nelle relazioni umane. Questa è la risposta al terrore di fronte alla possibilità di non sopravvivere a questo cambiamento catastrofico e alla contemplazione della fine della vita in un contesto intollerabile per la “capacità negativa”.
dal Prologo di Alberto Hahn