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- Come vapore Saggio sulla morte libera
Il 1° maggio 1947 Evelyn Francis McHale si gettò dall’ 86° piano dell’Empire State Building di New York: l’impatto del corpo sull’automobile che aveva centrato ne sfondò il tetto, mandando in frantumi i finestrini. Al contrario il corpo della donna, appena sgualcito, sembrava coricato in un sonno senza respiro in un’angelica compostezza.
L’autrice del saggio si occupa soprattutto delle condotte suicidarie che nascono da una “consapevolezza” e da una scelta che si inserisce in un processo che coinvolge la personalità nel suo complesso.
Come lei stessa scrive, non senza vigore polemico, questo libro «ha la finalità di parlare di suicidio e della sua relazione con le esperienze distruttive, alcune delle quali finiranno per condizionare la creatività, diventando così un fattore protettivo alla vita umana».
La sua riflessione è centrata sui processi psicodinamici e sulla terapia esistenziale, sottolineando come esista una continuità fra i dolori che ogni vita porta inevitabilmente con sé e quella quantità eccessiva che avvia il processo che può condurre alla tentazione, quanto non all’attuazione, di un comportamento suicidario. Il lettore si interrogherà sul senso della morte attraverso un profilo storico e artistico dei grandi geni della letteratura, della musica, della poesia e della pittura, arrivando a capire che il suicidio può diventare una scelta razionale.