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- Alle radici dell'oggetto in psicoanalisi
Nel 1927 Freud tracciò la definizione di feticismo: "Feticismo. Questa anomalia, che può essere annoverata tra le perversioni, si fonda com'è noto sul fatto che il paziente, il quale è quasi sempre un maschio, non riconosce l'assenza del pene nella donna, non riconosce cioè qualcosa di altamente indesiderabile per lui in quanto prova della possibilità della sua stessa evirazione". Il tema del feticismo è stato un concetto cardine dell'ingegno e dell'opera di Freud, un tema che cercherà di scandagliare fino alla fine della sua vita e di cui ci ha lasciato un corposo materiale. L'intento però non è quello di ripercorrere strade già battute ma di comparare, attraverso l'ausilio di grandi autori come Comte, Binet, De Brosses fino a Marx - con un approccio trasversale e multidisciplinare - l'accezione di feticismo che ieri come oggi appare, per dirla alla Perniola "il sentire impersonale dei nostri tempi". Un concetto che nel tempo, cambiando forma e contenuti, pare essere ancor più radicato e appropriato a delineare tutti i volti della società moderna. Passando da Freud a Winnicott fino a Wulff per approdare a Lacan e collazionando articoli e opere inedite, tradotte per la prima volta in lingua italiana, indagheremo sulla natura psichico-evolutiva di questo fenomeno in età infantile e adulta con l'intento e la speranza di aver dato un contributo e posto a nuove considerazioni, ulteriori domande; per dirla alla Freud: "Nell'impossibilità di poterci veder chiaro, almeno vediamo chiaramente le oscurità".