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Amedeo Caruso, psicoanalista e cineamatore, in questo libro indaga sulle radici psicoanalitiche del cinema italiano d’autore. Vengono presi in considerazione registi tricolori che siedono già nell’Olimpo del cinema mondiale come Fellini, Bertolucci, Bellocchio, Dino Risi, ma anche cineasti italici bravissimi e originali come Moretti, Verdone, Calopresti, Monicelli, Fago, Bernini, D’Alatri, Garrone, Argento, Giuseppe Bertolucci, Paolo Rosa, Agosti, Grieco. Nel testo viene anche raccontata la querelle tra il regista Faenza e lo psicoanalista Aldo Carotenuto a proposito del film Prendimi l’anima.
Quest’opera raccoglie le conversazioni dell’autore con i magnifici sette mostri sacri del cinema italiano che si sono nutriti al seno psicoanalitico: Giorgio Albertazzi, autore della prima Gradiva trasposta al cinema; Nelo Risi, il cui Diario di una schizofrenica resta una pietra miliare del cinema psicoanalitico; Carlo Lizzani, che nel suo Cattiva ha portato Jung sullo schermo prima ancora di Cronenberg; Vittorio De Seta, che ha mostrato l’altra faccia di 8 ½ con Un uomo a metà; Fabio Carpi, che ha filmato il documentario Cesare Musatti matematico veneziano a cui si è ispirato per il protagonista-psicoanalista del suo film Barbablù Barbablù; Giovanna Gagliardo, che ha filmato Emilio Servadio nel docu-film commissionato dall’Istituto Luce e ha diretto altri film, cucendo sapientemente insieme femminismo e psicoanalisi; Roberto Andò che, dal suo primo film Il manoscritto del Principe al più recente Viva la libertà, ha sempre realizzato opere con un occhio rivolto all’inconscio.
Conclude il volume una simpatica intervista con Simona Argentieri, la regina italiana della critica psicoanalitico-cinematografica.