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La prima edizione di questo scritto è del 1965, quando Gilberto Mazzoleni era assistente alla Cattedra di Storia delle Religioni presso l'Università “La Sapienza”. In quegli anni, l'Antropologia culturale italiana non aveva ancora compiuto un opportuno riesame critico della terminologia classificatoria che altrove – nella comunità scientifica – era già avvenuto, reso possibile dall'abbandono dell'ipoteca teorica evoluzionista, in favore di nuovi modelli interpretativi del comportamento umano. Grazie all'impegno, a partire da quegli anni, di lungimiranti studiosi “progressisti”, coloro che oggi svolgono ricerca antropologica hanno potuto formarsi con una obiettività che permette prima di osservare sul campo e poi di studiare al tavolo le più diverse espressioni delle umane culture, con metodo e rigore certo più propriamente scientifici.
Considero pertanto un onore poter contribuire alla riedizione di un lavoro pionieristico di colui che, per me come per tanti altri, è stato un Maestro: i suoi scritti, a partire innanzitutto da questo (che peraltro ha esattamente la mia età), hanno aiutato molti studenti, nei corsi di studio d'orientamento umanistico intrapresi all'Università “La Sapienza”, a porsi una fondamentale domanda euristica: “Chi siamo?” Una domanda che esige una risposta, che sia non solo relativa ad un soggetto di studio diverso da sé, bensì anche introspettiva: “Chi siamo noi occidentali?” Si può rispondere solo con l’adozione di una disciplina del confronto.
La ricerca che ho svolto presso un’etnia siberiana non avrebbe prodotto certamente risultati validi se non avessi acquisito le prospettive di metodo della Scuola romana che, da Raffaele Pettazzoni ad Angelo Brelich, da Dario Sabbatucci a Gilberto Mazzoleni, tanto ha dato al progresso scientifico di queste aree conoscitive che sono l'Antropologia culturale e la Storia delle Religioni.