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Autopsia psicologica di Edvard Munch
La fama planetaria de L’urlo, una delle opere più iconiche di sempre, per lungo tempo ha oscurato il suo creatore, celandone il travagliato percorso umano e la straordinaria avventura artistica. Alla luce dei numerosi scritti autobiografici, l’imponente produzione figurativa di Edvard Munch, fortemente autorappresentativa (in particolare nelle fasi di maggiore eclatanza clinica), testimonia la consapevolezza e l’introspezione di un’autoanalisi ante litteram. Pensiero divergente, intelligenza sintetica, interessi molteplici e sofisticati (artistici, letterari, scientifici) conferivano alle opere profondità di significato e singolare eleganza. Autentico spiritus movens, non aderì a nessun movimento, sentendosi estraneo a ciascuno di essi (pur essendone stato spesso antesignano), sempre oltre, alla ricerca di nuove piste. Il metodo dell’autopsia psicologica ha consentito di chiarire la complessa traiettoria di malattia mentale nel suo intrecciarsi con eventi traumatici personali e sociali e di avanzare interpretazioni diagnostiche inedite su una delle più significative figure dell’arte del Novecento.