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- La doppia morte di Gerolamo Rizzo
Il 30 settembre del 1908, a Genova, in Piazza Umberto I, un uomo alto, con baffetti e occhialini d’oro, giustizia con un colpo di rivoltella un prete a caso, che transitava di lì. L’omicida, Gerolamo Rizzo, un maestro afflitto da “manie di persecuzione” pone fine, oltre che ad una vita innocente, alla propria vita civile. Questa è la storia clinica, tragica e umana, di un’Italia tra la belle époque e il bagno di sangue della Grande Guerra. Ventiquattro anni dopo quello stesso omicida viene ucciso, a calci in faccia, da un altro folle, nel manicomio di Quarto.
Un secolo dopo questo memoire scritto, all’epoca, dallo stesso Rizzo, spunta da una polverosa cartella archiviata nell’ex manicomio di Cogoleto. Intorno ad esso quattro psichiatri e un criminologo, attraverso un lavoro clinico, indiziario e storico-critico, incrociano le storie degli assassini e delle vittime, dei giustiziati e dei giustizieri. Ne risulta una lucida discesa agli inferi, un mondo, come quello del caso Schreber o del caso Wagner, che svapora inesorabilmente nei fumi della follia fino al suo epilogo tragico.
La narrazione è essenziale, lucida, dettata dal dolore, dalla solitudine e dalla disperazione ma rivela, meglio di un trattato, oltre l’abisso la regia, stupefacente ed occulta, del “Macrocacofono”, la macchina influenzante di Rizzo, coeva a Krepelin e a Tausk, a Bleuler e a Kretschmer, ad Edison, Hertz e Marconi.
Sul sito pol.it alcune recensioni del libro:
1 http://www.psychiatryonline.it/node/8466
2 http://www.psychiatryonline.it/node/8465
3 http://www.psychiatryonline.it/node/8464
4 http://www.psychiatryonline.it/node/8461
5 http://www.psychiatryonline.it/node/8460