Questa biografia della scrittrice Carolina Maria de Jesus (1914-1977) vuole, da una parte, ripercorrere la vita e la produzione letteraria di una singolare protagonista della letteratura brasiliana e dall’altra raccontare alcuni momenti fondamentali della storia del grande paese sudamericano: dal periodo coloniale fino alla sua affermazione come paese moderno e la prima industrializzazione negli anni ’50, quando inizia la grande urbanizzazione e nascono le prime favelas.
Carolina, nera, nubile e madre di tre figli, vive nella favela Canindé, alla periferia di São Paulo, quando nel 1960 viene scoperta da un reporter brasiliano, che le permette di pubblicare il suo primo libro, “Quarto de Despejo”, un diario della durissima vita dei favelados. Il libro le darà un inatteso e straordinario successo letterario, anche se effimero. L’avvento della dittatura militare in Brasile e l’abbandono dei media, la respingeranno, infatti, nell’oblio e nella miseria.
Carolina non smetterà mai di scrivere: diari, un romanzo, poesie, testi teatrali.
Considerata tra i primi e più significativi esempi di Letteratura Nera brasiliana, Carolina è una delle protagoniste della Letteratura Marginale, che si riallaccia alla contemporanea Letteratura Periferica brasiliana. Accusata di “scrivere male” e di sfuggire a ogni canone letterario, la scrittrice ci lascia un’opera affascinante e sorprendente, che va al di là del genere autobiografico e della pura testimonianza sociale.
“Carolina è stata una valorosa guerriera che ha lottato contro l’eredità razzista, contro i preconcetti sulle donne e su chi viene dall’interno del paese. Ma, soprattutto, ha lottato contro l’emarginazione e contro le colpe della classe politica”.
(Meihi e Levine)
“Le parole di Carolina hanno una profondità shakespeariana”
(Alberto Moravia)
“Il discorso non è solo quello che traduce le lotte o i sistemi di dominio, ma è quello per cui si lotta. È questo il potere che vogliamo conquistare”.
(Michel Foucault)
“I subalterni possono parlare?”
(Gayatri Spivak)
“Il post-coloniale indica, in effetti, una situazione comune a tutti i
contemporanei. Tutti noi ci troviamo, sotto diversi aspetti,
in una situazione post-coloniale”
(Georges Balandier)