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Che sia chiaro: le rivoluzioni quotidiane sono lo sbocco ideale per il talento che vuole riposizionarsi nel mondo circostante. Che vuole dare il meglio di sé. O perlomeno provarci. Sono uno stato alternativo della mente. Un meccanismo che mette in discussione l’esistente. Che tenta di scardinare i vecchi modelli di azione. È una modalità di pensiero che sfida il presente, per preparare il futuro. Un retroterra audace che dà linfa a una nuova filosofia del quotidiano. Ripensa la routine e la trasforma in un gesto epico. Galvanizzante. Si sintonizza su una frequenza che stimola volontà, visione, desiderio, forza, entusiasmo ed ebbrezza. Quella “gentile” che permette azioni extra-ordinarie, cioè, fuori dal comune. Che scardinano il già noto e sondano l’ignoto.
Le rivoluzioni quotidiane hanno un obiettivo importante e, allo stesso tempo, atipico: vogliono problematizzare l’ovvio, stressare il banale, mettere in difficoltà le nostre abitudini acquisite e tutto ciò che diamo per scontato. Vogliono rivisitare e aggiornare le azioni umane più elementari per costruire un progetto di vita migliore, di più ampio respiro. Vogliono, in ultima istanza, essere la sentinella al confine per affrontare il nemico più insidioso: il disorientamento. In una società senza orientamento, ogni giorno può essere utile per fare piccole rivoluzioni che ci spingono al di là della zona di comfort. Modificare le coordinate della rotta. Inventarsi un copione diverso. Costruire una mappa sostenibile. Trovare una posizione.
Non possiamo accontentarci. Non possiamo delegare a nessuno il nostro destino. Non possiamo cambiare il mondo. Almeno con le modalità che ci hanno tramandato fino a oggi. Possiamo, invece, adottare idee e strumenti per fare rivoluzioni quotidiane. Le nostre.