• Gazzetta Ambiente  
n. 6/2017 
La partecipazione pubblica nei processi decisionali
    Ambiente e Territorio

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    n. 6/2017
    La partecipazione pubblica nei processi decisionali

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Gazzetta Ambiente n. 6/2017 La partecipazione pubblica nei processi decisionali

Gli autori

45 anni fa Giorgio Gaber e Sandro Luporini registrarono una delle loro canzoni più famose “La libertà”.


«La libertà non è

star sopra un albero,

non è neanche avere un’opinione,

la libertà non è uno spazio libero,

libertà è

partecipazione!
»


Con una apparente contraddizione, il testo della canzone – pubblicata in un album dall’eloquente titolo Far finta di essere sani – lascia l’impressione che la libertà è sì partecipazione, ma con una accezione non puramente positiva: non è uno spazio libero, né un volo libero. Invece, il dibattito odierno dominante incensa la partecipazione pubblica come una soluzione win-win con vantaggi e benefici per tutti: per il decisore pubblico che migliora la legittimità della propria decisione, acquisisce nuove informazioni, e condivide le scelte; e per il cittadino che si informa, ha uno spazio per presentare le proprie idee e si sente non solo rappresentato ma anche ascoltato direttamente in prima persona. Tale percezione, profondamente ottimistica, si riverbera in una visione ideale e a-conflittuale per la quale la partecipazione – sempre – crea armonia, migliora la qualità delle decisioni e permette il progresso sociale e civile della comunità.

Questo numero monografico dedicato alla partecipazione, curato da Simone Franceschini, si pone l’obiettivo prioritario di mostrare che la partecipazione pubblica si innesta in una società conflittuale e pertanto tali conflitti si manifestano anche all’interno dei processi partecipativi stessi. Tali tensioni non sono dunque un elemento negativo né limitante in quanto la partecipazione non ha una finalità di problem solving, ma spesso di problem setting, cioè di costruzione di un’arena strutturata e con precise regole di ingaggio, con il fine primario di far emergere contraddizioni e problemi. Non è a-conflittuale ma permette di conoscere quali sono gli obiettivi essenziali da raggiungere sapendo che non tutti potranno essere perseguiti e che alcuni potranno essere tra di loro in conflitto.

I primi due articoli presentano la partecipazione all’interno di una sezione dedicata al rapporto tra la partecipazione e le tensioni politico-culturali di fondo della nostra era. Il contributo di Alessandro Mengozzi si innesta sul rapporto tra partecipazione e democrazia, mentre quello di Mario Pansera sul rapporto con la tecnologia ed il progresso tecnico in particolare. In entrambi i casi vediamo come la partecipazione si inserisce all’interno di conflitti che sono spesso latenti e che funziona da miccia per rendere visibili tensioni e differenze soprattutto culturali. I contributi di Anna Lisa Pecoriello e di Alfonso Raus, nella sezione dedicata ai beni comuni, mettono in evidenza le difficoltà e le tensioni che modelli partecipati di gestione dei beni comuni generano nella società, quando innovano rispetto a meccanismi tradizionali di gestione e di proprietà dei beni. Nella sezione sugli aspetti procedurali della gestione partecipata l'articolo di Simone Franceschini focalizza sulla valutazione dell’efficacia della partecipazione pubblica per mostrare che un processo partecipato può essere valutato con diversi parametri da cui possono scaturire percezioni opposte (successo o insuccesso). Il contributo di Gerardo Marletto evidenzia come la possibilità di cambiare opinione sia un elemento centrale di un buon processo partecipativo, andando oltre l’aspetto della generazione di consenso.

Le ultime tre sezioni trattano specifici ambiti di applicazione, per mostrare la trasversalità del processo partecipato: il dibattito pubblico di cui il contributo di Giandiego Carastro mostra la genesi e gli elementi ancora irrisolti nella recente normativa nazionale, mentre quello di Manlio Marchetta riporta l’esperienza del dibattito sul Porto di Livorno; il connubio tra partecipazione e trasporti in cui l'articolo di Carlo Carminucci descrive l’esperienza del progetto nazionale MUSA e riporta alcuni casi concreti di applicazione dei processi partecipati nell’ambito dei trasporti, il contributo di Michela Le Pira e colleghi mostra l’importanza della strutturazione metodologica della partecipazione applicata al caso della promozione della mobilità ciclistica nel comune di Catania, Francesco Iacorossi presenta l’esperienza partecipata alla base del PUMS di Roma e Guglielmo Bilanzone con Maria Pietrobelli riportano alcune riflessioni sulla partecipazione anche in considerazione della normativa esistente in merito alla valutazione ambientale strategica e alla valutazione di impatto ambientale.

L’ultima sezione amplia lo spettro della partecipazione al di fuori degli ambiti tradizionali dei trasporti e della pianificazione e rigenerazione urbana, per mostrare come la partecipazione pubblica sia un modus operandi che intercetta altri ambiti: in particolare, il contributo di Chiara Candelise e Gianluca Ruggieri affronta il tema della partecipazione nelle comunità energetiche verso la transizione per un modello energetico sostenibile e decentrato e infine Teresa Lapis riporta la propria esperienza di insegnante e facilitatrice in un mondo, quello scolastico, che sta profondamente cambiando la propria missione e che vede la partecipazione come (potenziale o possibile) elemento di costruzione della cittadinanza e dei cittadini del futuro.

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