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- Il POLITECNICO N. 1-2 ANNO 2013 Note sullo sguardo
La definizione tradizionale dello sguardo come “specchio dell’anima” è stata oggetto di osservazioni scientifiche sperimentali nel contesto di una più ampia teoria psicofisiologica. Più recentemente abbiamo definito lo sguardo come “il primo processo cognitivo ed emozionale” in quanto pre-organizza lo stile intellettuale ed emozionale con cui il soggetto si pone in relazione con l’ambiente. L’interesse psicofisiologico allo studio dello sguardo si fonda sull’analisi fenomenologica delle componenti anatomo-fisiologiche che lo caratterizzano, costituite dall’interazione della motilità oculare e della muscolatura mimico-espressiva del distretto fronto-oculare, che si collegano direttamente all’altro processo fondamentale della percezione costituito dall’attenzione e dai suoi differenti livelli. L’orientamento dello sguardo, insieme alla “messa a fuoco” dell’oggetto osservato, che sul piano mimico espressivo coinvolge anche gli atteggiamenti della muscolatura del distretto fronto-oculare (muscolo frontale, palpebre, etc.), costituisce un pattern che può indicare le diverse forme di attenzione. Su quale oggetto si poggia lo sguardo? Con quale concentrazione attentiva? Con quale stato emozionale il soggetto guarda?
Innanzitutto rileviamo che lo sguardo, che è abitualmente considerato soltanto un tramite percettivo per l’informazione visiva del mondo esterno, può essere rivolto anche all’interno come se il soggetto guardasse le proprie immagini mentali, i propri pensieri, etc. Per tanto, si può fenomenologicamente osservare, anche in base allo studio della direzione degli occhi e della loro fissità-mobilità, se lo sguardo è rivolto verso l’esterno senza particolare ricerca visiva, ma in contatto con l’ambiente o verso l’interno con la stessa modalità; se lo sguardo esprime un alto o un basso livello di attenzione. Si possono individuare diverse forme di attenzione: partiamo da un livello di 1.“non attenzione” a) in cui lo sguardo non sembra posarsi su nessun oggetto né esterno né interno, b) in cui lo sguardo è fisso. 2. a) attenzione rivolta verso l’interno (contenuti mnestici, fantasie, rappresentazioni stati emozionali), b)attenzione rivolta verso l’esterno senza particolare ricerca di informazione visiva, ma in contatto con l’ambiente. 3. iper-attenzione generalizzata all’ambiente esterno non focalizzata (una sorta di attenzione-allarme per prevenire la eventuale comparsa di eventi stimolo. 4. attenzione-concentrazione focalizzata a) su un oggetto esterno, b) su un contenuto interno. 5. attenzione focalizzata all’esterno con trasmissione di un contenuto emozionale (odio, amore, interesse, paura etc.) (Ruggieri, 1987).
Ricordiamo, per esempio che l’obliquità dello sguardo è espressione di un atteggiamento sospettoso–paranoidale e che l’eccessiva mobilità dello sguardo, oltre a esprimere inquietudine, indicherebbe, secondo la letteratura scientifica della psicologia sperimentale, un atteggiamento di fuga-evitamento…