Dal lutto alla rinascita, da Roma ad Istanbul: 
un viaggio alla riscoperta di se stessi attraverso i 5 sensi

“Si può essere attratti da uno spazio vuoto? È quello che mi accade quando guardo l’alone più chiaro sulla parete di fronte a me: ho alzato gli occhi d’istinto, come ho fatto tante altre volte, e invece del quadro dalla cornice dorata vedo la sua assenza. Non più un fine dipinto della scuola del Caravaggio in cui un uomo chiede all’amata di sposarlo, ma il nulla. Il vuoto”.
A volte, mi sembra che la vita di Chandra sia ripartita in mezzo a quel trasloco fatto in fretta e furia, tra quelle scatole troppo piccole per contenere i ricordi. Invece no. La vera ripartenza è avvenuta settimane dopo, a svariati chilometri da Roma, in mezzo a persone, profumi, emozioni e passi che mi hanno riportata dentro me stessa. Così, in un mattino pieno di nuvole, con al seguito un trolley rosa che una donna diversa e sorridente aveva ricevuto il Natale precedente, sono salita su un aereo per Istanbul. In me si agitavano il lutto recente e il desiderio di continuare a vivere nonostante il senso di colpa. Come sarei venuta a capo di tutto ciò? E, soprattutto, ne ero davvero in grado?
Tutti quei pensieri sono di colpo affogati nel tramonto arancione del Bosforo, che sembrava sussurrarmi con voce gentile: “Va tutto bene, Chandra, ora sei al sicuro”. 
Sono stati giorni strani, i primi in quella città. Pieni di lacrime non versate e di sorrisi appena accennati, ma anche di stupore, di gratitudine, di mani amiche e di occhi che mi scavavano dentro. Era passato poco più di un mese dalla morte di Giorgio.