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- L'indifferenza dell'anima
La nuova edizione de L’indifferenza dell’anima, edito da Borla nel 1988, nasce dalla mia convinzione che l’ipotesi dell’area indifferenziata della psiche sia ancora attuale.
Penso alla relazione analitica con pazienti bloccati nella vita psichica dall’esistenza di uno stato indifferenziato della psiche, casi borderline, patologie narcisistiche, identitarie e melanconiche, stati di impulsi incontrollati.
Questi casi hanno confermato l’ipotesi centrale del libro. Tale ipotesi, intuita e censurata da Freud, è rappresentata dall’esistenza di una quantità di forze affettive irrappresentabili e indifferenziate che ho chiamato “affettività originaria”. Con questa espressione ho inteso indicare lo stato indifferenziato, atemporale, originario, che precede il simbolico e la temporalità lineare, nella cornice della psiche differenziata che sperimenta la temporalità cronologica. Una quantità di forze affettive e pulsionali slegate dalle rappresentazioni, che formano un’area comune in cui sono presi analista e paziente in determinate circostanze della relazione analitica. Inoltre in questi anni si è confermata la rilevanza dei “resti non analizzati” dell’analista nella relazione con pazienti.
Il modo di pensare quotidiano vede nell’ombra la semplice assenza della luce, se non addirittura la sua negazione. Ma, in realtà, l’ombra è la manifesta, anche se misteriosa, testimonianza dell’illuminazione nascosta. Muovendo da questa concezione dell’ombra, intendiamo l’incalcolabile come ciò che, sottratto alla rappresentazione, si fa tuttavia innanzi nell’ente, attestando così l’essere nel suo nascondimento.
M. Heidegger (1968, pp. 100-101)
L’età dell’anima è diversa da quella registrata all’anagrafe. Credo che l’anima abbia una determinata età fin dalla nascita, e che questa età non cambi più. […] Credo che l’anima sia la parte più inconscia dell’uomo […] L’anima è diversa da ciò che noi chiamiamo «sentimento». Ci sono persone che hanno molto «sentimento» ma poca anima.
Etty Hillesum (1981, p. 239)