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- Animamediatica 4-2017 Ebook
Rappresenta un ambizioso esperimento di confronto sociale e culturale tra autori e fruitori di lingua inglese, italiana, spagnola e portoghese, residenti sia nei propri paesi di origine che in paesi di elezione. Vogliamo favorire in tal modo l’avvicinarsi di mondi che potrebbero non dialogare, finché si considerano troppo estranei o troppo simili. Ciascun contributo appare nell’idioma originale. La nostra rivista sottolinea affinità e differenze: di percezioni, di letture, di stili, di orientamenti, di discipline, di canali espressivi. Lo fa dipanando il filo di discorsi sociali, esistenziali, scientifici e artistici nella cornice di un tema monografico diverso ad ogni numero.
Il quadrimestrale analizza e approfondisce l’attualità e condizioni universali dell’esistenza umana con il piacere della narrazione e dell’espressione, attraverso la scrittura, la fotografia, il disegno, la pittura e il video.
Inoltre, da un punto di vista antropologico, Animamediatica si propone di fondere in un crogiolo comune le attitudini critiche di chi si è formato nella “Galassia Gutenberg” e la straordinaria duttilità espressiva dei “nativi digitali”.
LA CREATIVITÀ E I SUOI CONTRARI
Lo scorso 15 giugno, Animamediatica è stata ospite della prestigiosa rassegna Verano italiano (“Estate italiana”), organizzata dall’Istituto italiano di Cultura di Buenos Aires, in Argentina.
I relatori hanno dibattuto de “La creatività e i suoi contrari”, e sull’argomento siamo voluti tornare in questo numero della rivista, divenuta ancora più internazionale grazie ai nuovi contributi francesi.
Presupponiamo, infatti, che forme della Creatività e manifestazioni della Distruttività si leghino in modo indissolubile, poiché è proprio la minaccia annichilente delle seconde che sembra suscitare le prime. E non soltanto perché creare richiede obbligatoriamente che si squilibri quanto è già costituito, spezzandolo e, a volte, spazzandolo via senza remore.
Si tratta anche e soprattutto di considerare come l’espressione creativa - intellettuale, artistica, scientifica, tecnica - implichi una sfida all’ultimo respiro nei confronti dell’inerzia che in qualunque momento cerca di abortirla. Questa tendenza trascina la mente umana verso il grado zero della pura fattualità, verso la schiavitù dell’esperienza concreta del mondo, verso l’alienazione nella materialità assoluta delle merci, verso l’accettazione remissiva dei rapporti di forza vigenti e la ripetizione automatica del comportamento.
Un’esperienza del genere appare davvero “diabolica”, poiché precipita e incastra individui e popoli in una voragine di disumana letteralità, impedendogli di vivere l’opportunità di levarsi in volo “poeticamente” nello spazio vuoto dell’assenza – il regno dell’Invisibile di cui parlava Montale – e di generare, in tal modo, un’alternativa al binario già tracciato degli accadimenti.
È in gioco qui niente meno che la libertà umana.
Ma anche invertendo l’ordine logico dei fattori il prodotto non cambia: come insegna la pratica psicoterapeutica, in molti soggetti l’azione distruttiva non solo segue ma sovente precede quella creativa, dato che quest’ultima viene percepita da alcune parti fragili e tiranniche della personalità come una catastrofica rottura della stagnazione. Il semplice profilarsi del temuto cambiamento segnerebbe, infatti, l’accesso alla Coscienza del desiderio, della spinta vivificante dell’eros.
Ora, un terrore del genere è solo all’apparenza paradossale: infatti, l’eros rappresenta davvero un fattore sovversivo e rivoluzionario, in quanto conduce l’ideale di autosufficienza dell’Io del soggetto narcisista a infrangersi sugli scogli del potere che l’altro effettivamente ha di soddisfarne o meno i desideri, d’influenzarne il destino.
Le implicazioni etiche, sociali e politiche di questo discorso sono vaste e travalicano ampiamente il campo della clinica psicologica.
Ci troviamo dunque al cospetto di una questione focale in ogni ambito: dall’estetica alla filosofia, dalla psicologia alla politica, dalla scienza alla religione. E, sommessamente, abbiamo voluto iniziare a parlarne.