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- La natura relazionale del Sé
Scopo del lavoro è mostrare, grazie al supporto di vari autori, che la vita psichica è influenzata, sin dall’origine, dall’ambiente esterno in una interazione continua.
Si tratta di teorizzazioni che con assunti apparentemente lontani dal linguaggio e dalla mentalità ordinarie cercano invece di dare ragione della dinamica umana e naturale dei rapporti così come sono vissuti dall’uomo comune; di tentare di fornire una spiegazione alle, spesso drammatiche, modalità di sviluppo dell’individuo.
In cosa consiste la nostra identità? Dove si radica la nostra autostima? Perché abbiamo bisogno di modelli di riferimento (identificazioni) per poter credere in noi stessi e nelle nostre capacità? Sono domande affascinanti e concretissime, seppur implicite a volte, cui la psicoanalisi, forse con linguaggio ostico, ha dall’inizio cercato di dare risposte. Si può pensare la psicoanalisi come a un mondo di concetti che si affaccia sul nostro mondo più ordinario e concreto e su cui tenta di gettare il suo cono di luce chiarificatore.
Gli autori ‘che si possono incontrare’ in questo lavoro, non scelti a caso, lo fanno in modo molto originale. Ciascuno di essi ‘dice qualcosa’ su ciascuna tappa dello sviluppo individuale, dalla nascita all’età adulta.
Con un punto di partenza degno di nota: il concetto del Sé è riconducibile direttamente all’opera di Freud e non agli psicoanalisti delle generazioni successive (quali Hartmann, 1950). Tutto il filo conduttore dell’opera si dipana intorno al concetto che l’uomo è dipendente, tutta la vita, non solo alla sua origine, ed ha bisogno di un ‘appoggio’ continuo dal mondo esterno, per esprimere esistenzialmente le sue potenzialità creative, dunque la sua piena personalità.
Occorre ‘salvare’ il valore positivo del concetto di dipendenza da cui origina la creatività e, paradossalmente, l’autonomia, dal di dentro di una relazione feconda.