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- Le dimensioni della perversione, della manipolazione e del controllo
È confortante costatare il bisogno di confronto con tematiche all’apparenza laterali o marginali del lavoro delle comunità terapeutiche e rilevare, ad una più approfondita analisi, che queste tematiche spesso non sono affatto secondarie, ma semplicemente hanno subito un processo di minimizzazione o addirittura di negazione, nel pensiero e nelle elaborazioni di chi lavora nelle comunità terapeutiche in psichiatria. Compito di queste giornate di studio di Montefiascone, sin dalla prima edizione (nel 2018 giungeremo alla settima edizione), è stato operare un lavoro di scavo sul terreno di queste rimozioni istituzionali, è andare oltre il perbenismo delle buone pratiche, spesso vagamente definite, e metter mano agli interdetti, al non detto istituzionale, che obbligano ad utilizzare il sapere critico sul corpo stesso dell’istituzione: impresa non facile, né tantomeno scontata.
Questo l’oneroso tentativo che cerca poi di trovare coerenza in tali pubblicazioni: andare oltre l’ovvio della convegnistica ufficiale ed esaminare con sguardo frontale i problemi nella loro costituzione reale, senza gli infingimenti della retorica. Il rischio nell’affrontare lo spinoso tema scelto era che il meccanismo di negazione istituzionale continuasse a realizzarsi nella stessa giornata di studio spostando il vertice dell’analisi esclusivamente sui pazienti e riproponendo la stessa frattura concettuale che spesso opera in comunità: da una parte il gruppo degli ospiti, dall’altra il gruppo curante, divisi da quel palese meccanismo di scissione che nega la connessione continua, il flusso emotivo inevitabile che lega i destini dei due. Rischio evitato poiché il gruppo di studio di Montefiascone (ormai possiamo definirlo tale) è del tutto consapevole del mandato di questo appuntamento: eterogeneità e atteggiamento critico verso i processi di istituzionalizzazione del pensiero operativo caratterizzano l’identità di queste giornate che vogliono recuperare l’atteggiamento interrogante sull’istituzione del pensiero basagliano unito però ad una seria riflessione psicodinamica sulla clinica e sui processi gruppali. Rischio evitato anche perché la quasi totalità delle relazioni ha ricostruito l’interdipendenza della perversione, della manipolazione e del controllo tra gli ospiti e il gruppo curante ma con un distinguo importante: gli ospiti in quanto pazienti sono nella piena legittimità di portare nel transfert istituzionale questi contenuti nel tentativo di comprenderne successivamente la natura e i risvolti cercando di risolverli, l’equipe curante ha invece la responsabilità di riconoscerli, di gestirli e quindi di non agirli, circostanza che non è affatto scontato che avvenga.