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Il libro è il prodotto collettivo di psicologi, psichiatri, medici del lavoro, giuristi che in questi ultimi quindici anni hanno riflettuto sulle problematiche relazioni interpersonali sul lavoro e sulle perverse forme di aggressività esistenti a causa di un clima organizzativo inadeguato sia negli enti pubblici che nelle aziende. Gli interventi e le relazioni sono stati presentate, per lo più, in occasione di convegni organizzati dal 2000 in poi, dal curatore del volume, quindi può essere un utile manuale per orientarsi sul fenomeno dello stress occupazionale e il mobbing, in un Paese che ancora non riesce a licenziare una legge ad hoc su questo specifico disagio lavorativo, in continuo aumento in Italia, che comporta patologie personali, familiari e organizzative, tanto da essere ormai considerato un pericoloso “virus” per le persone e la società.
Cominciamo a renderci conto che nel Mobbing esiste una costante: la vittima è sempre in una posizione inferiore rispetto ai suoi avversari. Inferiorità non tanto riferita al potere, all’intelligenza o alla cultura, ma come status; durante un lungo periodo di tempo in cui subisce Mobbing, la vittima perde gradatamente la sua posizione iniziale, cioè perde:
1. la sua influenza
2. il rispetto degli altri verso di lui
3. il suo potere decisionale
4. non di rado la salute
5. la fiducia in se stesso
6. gli amici
7. l’entusiasmo nel lavoro
8. se stesso
9. la sua dignità.
(Harald Ege)
Il mobbing è, in definitiva, un fenomeno che si sta imponendo in modo prepotente all’attenzione degli studiosi e dell’opinione pubblica, che sicuramente necessita di ulteriori studi per meglio definirlo e conoscerlo, non solo per distinguerlo da inevitabili situazioni di stress lavorativo, che nulla hanno in comune con il mobbing, ma anche per evitare di attribuire retoriche etichette confondendo sistematiche vessazioni sul luogo di lavoro con quotidiani, usuali, fisiologici contrasti che si possono creare in qualsiasi contesto lavorativo.
(Edoardo Monaco)