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- Come le pietre e gli alberi
Dalla natura è sorto e da essa l’uomo si è differenziato; processo che, a partire dalla Preistoria, non si è mai concluso e si rinnova a ogni nascita che apre l’infante al mondo umano e alle paure e all’incanto estetico del mondo “non umano”. Fin da allora e nel prosieguo dell’esistenza, il senso della vita ci è dato non solo dalle persone, ma anche dalle cose che ci circondano: pietre, alberi, fiumi, case, oggetti… Si nasce nel mondo e si diviene con il mondo.
Ogni civiltà e ogni singolo uomo devono riuscire, di volta in volta, a distinguere e insieme a coniugare l’umano con il non umano, l’animale con l’umano, il corpo con la storia, la vita con la morte: snodi cruciali e forme del vivente che lo psicoanalista incontra in ogni analisi.
Cose, forme, corpi, ritmi, immagini, parole: al confine tra l’interno e l’esterno, il campo psicoanalitico è attraversato dalla dimensione estetica, patrimonio di ogni uomo, che si fonda su dinamiche percettive (aisthesis) che costituiscono l’esperienza del mondo e sono in relazione con i processi primari del vivere, con le pulsioni di vita. Da questa prospettiva, l’estetica ci avvicina ai valori della vita ed è quindi anche un’etica che promuove in analisi la cura di sé e degli altri tracciando la strada del nostro vivere.
Su un piano epistemologico, la dimensione estetica porta la psicoanalisi a coniugare eros e logos, poesia e ragione, musica e pensiero, avviando un salto antropologico che comporta il superamento di quel nichilismo e di quella barriera tra scienza e arte che ha caratterizzato una parte della cultura del Novecento.