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Virginia Salles, divulgatrice della psicologia transpersonale in Italia, condivide con il lettore il proprio lavoro di ricerca ed il materiale raccolto sul campo, nella pratica della psicoterapia ad indirizzo junghiano e transpersonale.
L’autrice attinge dai sogni, dall’immaginazione, dagli stati non ordinari di coscienza, dal patrimonio di fiabe, miti, riti ancestrali, con uno sguardo attento e consapevole all’esperienza millenaria della Cabalà. La terapia è qui intesa non solo come superamento del sintomo, ma come un vero e proprio atto creativo: l’espressione della nostra realtà interiore, che trascende il dominio della ragione, per attingere ad una più autentica umanità e ad una visione dell’esistenza più ampia e più completa.
È attraverso l’angoscia, lo stupore, la disperazione e soprattutto dal riconoscimento di sé, che si è chiamati ad attuare nei momenti di sofferenza, che nasce il nostro più prezioso bagaglio di conoscenza, così come l’arte o la poesia. Sofferenza di cui molte volte saremo grati, alla vita o al destino, per averla sperimentata.
La sofferenza di cui ci parla Virginia Salles è tra le più enigmatiche e affa
scinanti che si conoscano. Esiste un nesso tra lo stato psichico considerato di interesse psichiatrico e le esperienze descritte nella letteratura spirituale e mistica? Naturalmente no, se consideriamo la psichiatria solo dal punto di vista della scienza positivista tradizionale. Ma esperienze come quelle vissute oggi da un numero sempre crescente di persone ci costringono a volgere lo sguardo in direzione degli abissi interiori, a scrutare l’infinito attraverso ogni lacerazione e a rimanere faccia a faccia con qualcosa che finalmente vediamo e che non sapevamo, qualcosa che solo ora si rivela.