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- Vaccinare: come e perché
Il vaccino presenta, rispetto ad un farmaco, un problema di fondo. Infatti, mentre quest’ultimo, pur conoscendone gli effetti collaterali, siamo propensi ad utilizzarlo perché abbiamo i sintomi della malattia e quindi l’urgenza di assumerlo, per un vaccino dobbiamo convincerci dell’utilità di accettare una scommessa sul futuro (la possibile esposizione ad un virus, invisibile e di cui non sapremo mai se ne siamo venuti in contatto). Ciò, a fronte di possibili effetti collaterali da scontare nell’immediato. Anche l’efficacia stessa delle campagne vaccinali riduce la percezione della pericolosità delle patologie che prevengono. Un esempio eclatante è rappresentato dalla poliomielite, ampiamente diffusa anche nella popolazione italiana sino a due generazioni fa, per cui era purtroppo usuale avere casi tra i conoscenti o in famiglia di paralisi flaccida dovuta alla polio. Oggi che la patologia è stata eradicata, almeno nel nostro continente, grazie all’uso del vaccino, i suoi possibili effetti collaterali vengono enfatizzati in maniera spropositata. L’obbligo di legge alla vaccinazione è stato stabilito considerando che si tratta del metodo più efficace, seppur coercitivo, per proteggere sistematicamente il maggior numero possibile di bambini che nascono ogni anno. Questa linea è seguita anche da altri Paesi, quali Francia, Portogallo e la maggior parte di quelli dell’Est europeo. A dimostrazione dell’importanza della vaccinazione sistematica, si può riportare il notevole incremento di casi di difterite osservati in Russia a seguito della riduzione nella disponibilità di vaccini dovuta alla disastrosa situazione economica determinata dai rivolgimenti sociopolitici. Altro esempio significativo è un’epidemia di poliomielite avvenuta nel 1993 nei Paesi Bassi, dove la copertura vaccinale è molto elevata, in soggetti appartenenti a un gruppo religioso che rifiuta le vaccinazioni. È importante considerare che l’obiettivo della vaccinazione non è solo quello di difendere da una data malattia un singolo soggetto, ma soprattutto quello di ridurre progressivamente la frequenza della malattia nella popolazione fino a farla scomparire. Del tutto ingiustificati sono i timori di possibili gravi danni dovuti alle vaccinazioni, come è stato dimostrato da molti studi. Anche se, tenendo conto dei milioni di dosi somministrate, qualche effetto indesiderato è da preventivare. In ogni modo in Italia la Legge 290 del 25 febbraio 1992 prevede un’indennità per i danneggiati, necessario indennizzo che è arrivato con lungo ritardo. Sono comunque necessari ancora grossi sforzi per convincere il pubblico e gli stessi medici dei benefici delle vaccinazioni. Solo con un maggior coinvolgimento si potranno superare le norme coercitive per arrivare a una adesione spontanea, frutto di un vero consenso informato e di un obbligo civile nei confronti della collettività. Di fatto anche se alcune disposizioni già in essere, che vedono preponderante, giustamente, l’interesse alla scolarizzazione rispetto all’adesione alle vaccinazioni permettono alle scuole di accettare gli alunni, salvo avvisare le ASL dell’inadempienza vaccinale, un intervento di abolizione dell’obbligo dovrebbe essere attuato a livello nazionale, e non regionale come proposto dalla Regione Veneto, per evitare ulteriore confusioni sull’argomento. Certo, pensare che oggi nell’Italia del Duemila siano i carabinieri a garantire l’obbligo vaccinale è cosa triste: sono numerosi, infatti, gli studi italiani che dimostrano come un’offerta civile e attiva inevitabilmente porta all’accettazione piena e completa dei vaccini, sia obbligatori sia raccomandati. In effetti, invece, l’esistenza di un doppio regime di vaccinazione (vaccinazione obbligatoria e raccomandata) se ha avuto un importante impatto storico, nel passato, oggi danneggia la strategia vaccinale. Infatti, gli operatori sanitari, i servizi e la popolazione, inesorabilmente sottovalutano i vaccini raccomandati mentre adempiono all’obbligo vaccinale in maniera spesso routinaria e impiegatizia, trascurando l’impegno informativo che è elemento cruciale di ogni atto preventivo. Il risultato è disastroso: mentre per poliomielite, difterite, tetano ed epatite abbiamo altissimi livelli di copertura vaccinale con relativi risultati preventivi, per morbillo, parotite, rosolia, influenza, Haemophilus influenzae e pertosse, i livelli di copertura vaccinale sono in assoluto i più bassi d’Europa e ancora oggi sommiamo, in anni epidemici, più di un milione di casi di queste malattie. È giunta quindi l’ora di sostituire l’obbligo vaccinale al genitore con l’obbligo di proposta vaccinale dei medici e dei servizi sanitari. Un libro come questo è uno strumento utile per acquisire quelle conoscenze di base necessarie per informare in modo corretto la popolazione e permettere l’acquisizione di una consapevole adesione, indispensabile per ogni progetto di educazione alla salute, del singolo e della collettività. Dalla Presentazione di Fabrizio Pregliasco.